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L’economia comportamentale: l’irrazionalità della mente umana che governa le nostre vite

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Le assunzioni dell’economia neoclassica, come gli “agenti razionali” e i “mercati efficienti”, forniscono solitamente buone approssimazioni dell’economia di tutti i giorni. Questo perché gli investitori sono razionali, nella maggior parte dei casi. Ma, come scrivono Motterlini e Guala nel saggio “Mente Mercati Decisioni[1]”, in circostanze estreme e di crisi, dove l’irrazionalità umana domina i mercati, i modelli quantitativi costruiti sulle premesse neoclassiche crollano. Tali premesse, infatti, non avevano le risposte agli interrogativi sul perché così tante persone avessero accesso ai mutui che non sarebbero stati in grado di pagare, sul perché Wall Street continuasse ad ignorare gli avvertimenti circa la bolla immobiliare. La prospettiva tradizionale non aveva, dunque, le risposte a tutte queste domande. Al contrario, l’economia sperimentale e cognitiva pone tali quesiti al centro del suo programma di ricerca, cercando l’irrazionalità umana in tutti gli aspetti in cui essa si manifesta.

L’economia comportamentale è una branca dell’economia che, a partire dall’analisi sperimentale e impiegando concetti tratti dalla psicologia, elabora modelli di comportamento alternativi rispetto a quelli formulati dalla teoria economica standard.

L’economia sperimentale rovescia, dunque, la teoria fino ad allora studiata, consentendo di ottenere teorie a partire dall’osservazione del mondo reale, ovvero da come gli investitori e, più in generale, le persone si comportano di fatto e non come dovrebbero comportarsi secondo il modello classico. Alla base di tutto c’è il fatto che gli esseri umani sbagliano, e sbagliano in continuazione, così di frequente che è possibile prevedere gli errori e costruire dei modelli di comportamento alternativi a quelli derivati dall’economica classica. Tutto ciò porta alla costruzione di nuovi modelli economici che tengono conto dei vincoli cognitivi e dell’influenza delle emozioni sulle scelte di investimento, consentendo di avvicinare la teoria al mondo reale, colmando lo scarto tra homo oeconomicus e l’investitore, tra i mercati efficienti in condizioni ottimali e i mercati in tempi di crisi. 

Il Premio Nobel a Kahneman e Smith: il mutamento delle scienze economiche

Facciamo un breve salto nel passato per conoscere meglio la storia recente dell’economia sperimentale. Nell’ottobre del 2002, l’Accademia delle Scienze svedese assegna a Daniel Kahneman Vernon Smith il Premio Nobel per l’Economia, consacrando l’economia cognitiva e sperimentale come uno dei più importanti sviluppi nelle scienze sociali dell’ultimo mezzo secolo, come ricordano Motterlini e Guala nel loro trattato. L’assegnazione del prestigioso riconoscimento riconosceva il lavoro di Kahneman “per aver integrato intuizioni della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente nel campo del giudizio e delle decisione in condizioni di incertezza” (Nobel Press Release, 2002). Si tratta, quindi, di un contributo da parte di uno psicologo che, secondo le rigide convenzioni accademiche, non avrebbe dovuto nemmeno essere considerato un economista! Smith venne invece insignito del Nobel “per aver affermato la rilevanza degli strumenti di laboratorio per l’indagine empirica in economia, soprattutto per lo studio di meccanismi di mercato alternativi”. Il premio del 2002 sanciva, dunque, un mutamento profondo delle scienze economiche. Il comitato del Nobel sottolineava, infatti, che “l’economia è stata comunemente considerata una scienza non-sperimentale, fondata sull’osservazione delle economie reali piuttosto che sugli esperimenti controllati nei laboratori. Oggi, tuttavia, un crescente corpo di ricerca è dedicato a modificare e controllare le assunzioni economiche di base; inoltre, la ricerca economica utilizza in modo crescente dati raccolti in laboratorio invece che sul campo”.

La mancata previsione della crisi del 2008

Ma è soltanto nel 2008 che il mondo intero capisce l’importanza dell’economia sperimentale e cognitiva. Nel settembre di tale anno Lehman Brothers Holdings Inc., considerato fino ad allora uno degli istituti finanziari più importanti al mondo, inizia formalmente le procedure di bancarotta. Già l’anno precedente, la banca era stata coinvolta nel crollo del mercato immobiliare americano, e in particolare nelle svalutazioni dei mutui subprime con i quali i consumatori statunitensi avevano finanziato il boom economico del nuovo millennio. Ma il 15 settembre 2008 il valore delle azioni di Lehman Brothers crollò del 90%, causando una caduta di 500 punti dell’indice Dow Jones. In seguito, come ricordano Motterlini e Guala, i governi degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e di molti Paesi asiatici furono costretti ad intervenire immettendo enormi quantità di denaro, arrivando persino a nazionalizzare alcuni istituti di credito. Gli economisti iniziarono a chiedersi come fosse stato possibile tutto ciò! Non si trattava certo della prima crisi finanziaria della storia. Nonostante le conoscenze accumulate nel tempo, nonostante gli sforzi degli economisti nello studio dei mercati finanziari, com’era potuto accadere tutto questo? Nel novembre del 2008 persino la regina d’Inghilterra Elisabetta II, durante una visita presso la prestigiosa London School of Economics, ebbe modo dichiedere alla platea gremita di insigni professori come mai non avessero previsto la crisi. La risposta è più complessa di quanto si pensi, ed è racchiusa nella mente umana, e nella sua capacità di prendere decisioni razionali (Guala, Motterlini, 2015).

L’irrazionalità della mente umana

Oscar Wilde scriveva “L’uomo è un animale razionale che perde sempre la pazienza quando gli viene chiesto di agire secondo i dettami della ragione”. A tal riguardo bisogna considerare, infatti, come le decisioni economiche riguardino anche sentimenti come paura, panico, onore, invidia, rimpianto, non soltanto il denaro in senso stretto. La teoria economica standard assume che gli individui siano interessati solo al proprio tornaconto personale e che non siano disposti a sacrificarlo per aiutare o danneggiare altre persone. L’evidenza empirica mostra invece che le persone sono interessate anche ai processi che conducono a dati risultati, come l’onestà o la sincerità, a ciò che accade agli altri, rancore o altruismo, e ai condizionamenti sociali come vergogna e senso di colpa.

Al centro delle più grandi crisi della storia, dalla “febbre dei tulipani” olandesi del 1637, un vero e proprio “delirio collettivo” nel quale erano le aspettative della crescita del prezzo dei fiori a determinarne il valore, e non il valore dei tulipani stesso a determinare il prezzo, alla crisi dei mutui subprimec’è sempre l’irrazionalità umana. Un’irrazionalità innescata dall’ottimistica aspettativa di guadagni prima, e dalla drammatica prospettiva di finire in povertà dopo. Le istituzioni finanziarie non riescono, infatti, a capire le bolle finanziarie, non sanno prevenirle e non sanno fronteggiarle. L’insieme degli investitori genera dunque una “bolla”, ma il comportamento dei singoli individui che entrano nel mercato è spesso razionale e può consentire un significativo guadagno. In molti comprano beni gonfiati dalle bolle, perché ci sarà sicuramente qualcuno ad acquistarli ad un prezzo più alto: bisogna solamente anticipare lo scoppio e uscire per tempo. Tuttavia, Vernon Smith ha osservato che i compratori non desistono neppure quando sanno con certezza che i rendimenti delle azioni declineranno inesorabilmente, credono che la bolla possa durare per sempre. Guala e Motterlini scrivono, in proposito, che “ogni investitore crede di essere più furbo degli altri, o di trovare qualcuno più stupido un attimo prima del disastro”. I compratori, infatti, scompaiono durante lo scoppio della bolla ma non si può prevedere quando ciò accadrà, come nota Vernon Smith. Così come non si può prevedere quando i compratori torneranno ad investire, separandosi dal loro denaro liquido. 

Il motivo per il quale siamo spinti a credere ai vari boom che si susseguono storicamente, risiede nel nostro cervello e nei meccanismi alla base delle scelte economiche. L’irrazionalità umana segue infatti percorsi precisi, è sistematica e può essere studiata scientificamente. Motterlini e Guala spiegano come la sola anticipazione di un guadagno attivi i “centri della ricompensa”, quelle aree viscerali del nostro cervello ricche di innervazioni dopaminergiche che regolano, ad esempio, il consumo di dolci, l’acquisto di oggetti di lusso ma anche il consumo di droghe e il sesso. Un’attivazione di queste aree può stravolgere la corretta percezione della relazione tra rischio e rendimento, facendo propendere per quest’ultimo. Il nostro cervello, inoltre, risponde all’anticipazione di una grossa vincita ma non all’aumentare o al diminuire della probabilità di ottenerla. Non risponde all’incertezza, quindi. L’anticipazione di un guadagno è processata automaticamente mentre la stima delle probabilità avviene solo successivamente in modo riflessivo e deliberato. Motterlini e Guala affermano, inoltre, che “perdere fa molto male”! Più male di quanto faccia piacere vincere una somma di pari dimensioni. Pertanto, più la situazione è incerta, ambigua e complessa, maggiore è la risposta istintiva ed emotiva in termini di ansia e paura. Infatti, la maggior parte delle persone evita il rischio dopo una serie di perdite finanziarie: è il dolore delle perdite subite a condizionare le decisioni future. Dopo lo scoppio di una bolla, ci vogliono anni per tornare sui livelli di rischio precedenti alla bolla stessa. Motterlini e Guala spiegano, quindi, come il nostro cervello non sappia adattarsi alle oscillazioni di Borsa e, pertanto, affidarsi ad esso per “battere” il mercato è poco saggio.

Lo studio delle cosiddette “variabili nascoste” della decisione umana è, quindi, tanto importante quanto lo studio delle variabili macroeconomiche classiche. Governi, banche centrali e istituzioni finanziarie hanno tutto l’interesse a integrare i risultati delle scienze cognitive nella teoria economica. Una delle applicazioni più importanti consiste infatti nel disegno di istituzioni e meccanismi economici in grado di aiutarci a prendere decisioni migliori, ovvero di evitare alcuni degli errori che siamo portati a compiere in modo prevedibile (Motterlini, Guala, 2015). Per evitare nuove crisi, è necessario, quindi, sviluppare la capacità di tornare a guardare il mondo vero, a osservare le scelte dei singoli nella loro fallacia, irrazionalità e mancanza di autocontrollo, discostandoci dalle teorie troppo perfette e, al tempo stesso, troppo lontane dalla realtà.

[1] Guala F., Motterlini M. (2015), Mente Mercati Decisioni, Egea, Milano.

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Il governo apre alla patrimoniale? Accolto odg su Next Generation Tax

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next generation tax tassa patrimoniale

La Next Generation Tax proposta da Nicola Fratoianni di SI ed inserita in un odg alla Camera prevede una patrimoniale che colpirebbe i patrimoni superiori a cinquecento mila euro.

L’odg che impegna il governo a valutare l’introduzione della Next Generation Tax, la patrimoniale per i patrimoni superiori ai 500 mila euro, è stato accolto. La proposta è a firma di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e punterebbe solo ai patrimoni «ottenuti considerando il complesso, in Italia e all’estero, delle proprietà immobiliari (valutate sulla base dei valori catastali, non di quelli – ben più elevati – di mercato), degli investimenti finanziari, delle giacenze bancarie e dei beni mobili di lusso».

Secondo Fratoianni, il provvedimento garantirebbe «un gettito stimato in 10 miliardi di euro» e comporterebbe «l’eliminazione di ogni ulteriore forma di tassazione di tali cespiti (Imu, imposte sui conti correnti e sui depositi titoli, imposte di bollo)».

A darne notizia è stato il deputato di Italia viva Luigi Marattin, su Twitter. E non ha accolto bene la proposta: «Noi di Azione e Italia Viva eravamo pronti a votare ferocemente contro. Ma il governo Meloni-Fratoianni ha deciso di accoglierlo direttamente senza neanche metterlo ai voti. Ed è quindi pronto a valutare una nuova patrimoniale».

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Attualità

Decreto Aiuti, bonus da 200 euro per pensionati e dipendenti: requisiti, tempi, modalità

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Decreto aiuti in arrivo un bonus una tantum da 200 euro per pensionati e lavoratori

Il Decreto Aiuti appena varato, introduce un nuovo bonus una tantum del valore di 200 euro. Per i lavoratori dipendenti, sarà il datore di lavoro ad anticiparlo e verrà inserito in busta paga.

Il decreto Aiuti, contenente provvedimenti per 14 miliardi di euro, introduce un nuovo bonus del valore di 200 euro per pensionati e lavoratori dipendenti, che lo riceveranno direttamente in busta paga. Trattasi di un bonus una tantum, erogato per una sola tranche, con l’intento di dare un sostegno alle famiglie in difficoltà a causa del caro vita. Infatti l’Istat ha previsto una perdita del 5% del potere d’acquisto degli stipendi entro la fine del 2022.

Mario Draghi durante la conferenza stampa di ieri ha dichiarato che ad aprile il tasso d’inflazione è stato del 6,2%, in leggero calo rispetto a marzo, ma comunque a livelli record. Certamente la maggior parte di questa crescita è causata dai prezzi dell’energia, definita dal Presidente del Consiglio «una situazione temporanea che richiede una soluzione straordinaria” incarnata appunto nel nuovo bonus».

Chi ha diritto al bonus da 200 euro

Requisito essenziale per avere diritto al bonus è quello di avere un reddito inferiore a 35 mila euro. In pratica spetterà a tutti i titolari di reddito da lavoro, sia subordinato che privato, o da pensione.

Per il decreto Aiuti sono stanziati 14 miliardi di euro in totale di cui meno della metà, nello specifico 6 miliardi, vengono utilizzati per il suddetto bonus.

Come verrà pagato il bonus da 200 euro

All’interno della conferenza stampa sono state anche indicate le modalità di erogazione. In merito ai pensionati esso sarà pagato direttamente dall’Inps all’interno del dovuto mensile.

Mentre sarà un po’ più complicato per i lavoratori dipendenti.  Infatti il bonus sarà certamente erogato in busta paga, ma anticipato dal datore di lavoro. A tal proposito il presidente del Consiglio ha rassicurato che la somma anticipata sarà “recuperata al primo pagamento d’imposta possibile”.

Tuttavia in conferenza stampa sono mancate indicazioni sulle modalità di pagamento per i lavoratori autonomi.

Quando viene pagato il bonus da 200 euro

L’intenzione del Governo è di procedere a breve, “tempi tecnici” permettendo.  Sembrerebbe plausibile pensare che la somma per i pensionati sarà a disposizione nella mensilità di luglio 2022, quando verrà pagata a moltissimi anche la quattordicesima.

Per i lavoratori dipendenti verrà data indicazione ai datori di lavoro affinché questi possano procedere ad “anticipare” il bonus 200 euro già nella busta paga di giugno, o al limite luglio, i quali potranno recuperare quanto erogato nel primo pagamento d’imposta utile successivo. Salvo il caso dei lavoratori autonomi, per i quali si forniranno maggiori informazioni, per i lavoratori dipendenti e pensionati non dovrebbe essere necessario avanzare richiesta per accedere al bonus, infatti con redditi inferiori ai 35 mila euro si riceverà il bonus in automatico.

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Zes Abruzzo: accordo tra Agenzia delle Entrate e il Commissario Straordinario del Governo per fornire assistenza ai contribuenti

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Zes Abruzzo protocollo d'intesa tra Agenzia delle Entrate e Commissario Straordinario del Governo su assistenza ai contribuenti

Il direttore regionale della direzione in Abruzzo dell’Agenzia delle Entrate, Roberto Egidi e il Commissario straordinario per la zes abruzzese, Mauro Miccio, alla presenza del Direttore dall’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, hanno siglato il nuovo protocollo d’Intesa per fornire informazioni, consulenza e assistenza ai contribuenti. Il protocollo ha durata triennale e può essere rinnovato. Lo ha reso noto l’Agenzia delle Entrate con comunicato del 21 febbraio 2022.

L’Agenzia delle Entrate intende supportare la zona economica speciale (zes) in Abruzzo, che consta di un’area dove sia le aziende già operative, sia quelle che prenderanno il via nel prossimo futuro, potranno beneficiare di condizioni del tutto particolari per gli investimenti e lo sviluppo della stessa. 

Oggi infatti, il direttore dell’ufficio regionale d’Abruzzo dell’Agenzia delle Entrate e il Commissario straordinario del governo per la zes abruzzese hanno siglato un’intesa in materia.

L’obiettivo del suddetto protocollo triennale, è fornire informazioni, consulenza e assistenza ai contribuenti che sul territorio abruzzese intendono, appunto, avvalersi del credito d’imposta previsto per gli investimenti nella zes.

Effettivamente l’Agenzia delle Entrate, attraverso la direzione regionale dell’Abruzzo, garantirà assistenza su tutti i possibili dubbi applicativi/operativi segnalati direttamente dal Commissario.

Per cosa si potrà chiedere assistenza?

Sarà possibile essere affiancati da un consulente sulla compilazione del modello di comunicazione del credito come aspetti generali relativi alle normative in vigore. Mentre restano escluse materie o dubbi connessi a singole fattispecie concrete, per le quali sarà necessario attivare gli ordinari strumenti di consulenza giuridico-tributaria indicati dall’ordinamento, ad esempio le istanze di interpello o le richieste di consulenza giuridica.

Lo scopo della normativa è quello di creare condizioni economiche, finanziarie e amministrative utili a consentire lo sviluppo delle imprese già operanti e l’insediamento di nuove attività.

È stata resa nota la sottoscrizione del protocollo per la zes Abruzzo con comunicato stampa del 21 febbraio 2022 dell’Agenzia delle Entrate.

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