Poco prima di Natale la materia prima aveva raggiunto i 180 euro per megawatt all’ora, per poi riscendere inaspettatamente a 72 euro grazie ai cargo americani. La Russia continua a chiudere i rubinetti verso la Germania, creando grande volatilità sui prezzi e il gas in salita vertiginosa fa venire i brividi all’UE.
Ieri il gas naturale scambiato ad Amsterdam a Ttf si è assestato intorno agli 85 euro per megawatt/h. Il record storico era stato toccato poco prima di Natale a oltre 180 euro, quando un invio di scorte Usa ha aiutato l’Europa a superare la salita vertiginosa del prezzo del gas e trascorrere in relativa tranquillità le feste, portando il valore della materia prima a 72 euro.
Scrive Bloomberg che ancora una volta la causa è la Russia, il principale fornitore dell’UE attraverso il gasdotto più grande d’Europa Yamal-Europe, che continua a operare al contrario, spedendo gas dalla Germania alla Polonia, invece che funzionare in senso inverso, dalla Russia alla Germania.
Anche in Asia la domanda di gas naturale sta aumentando, così l’Europa si trova ad affrontare una situazione ardua in cui Paesi concorrenti potrebbero permettersi le scorte di materia prima a prezzi maggiori, esattamente come fece un paio di mesi fa la Cina con il gas russo. Notevole differenza la svolgono anche le relazioni internazionali di gran lunga migliori tra Mosca e Pechino rispetto a Mosca-Bruxelles. Secondo BloombergNef, l’aumento degli arrivi di gas in Europa dagli Stati Uniti «potrebbe a sua volta essere di breve durata» dal momento che gli Usa ricevono molte richieste anche dalla costa pacifica, proprio dai Paesi del Fareast.
Infatti agli inizi dello scorso settembre, Amos Hochstein, l’inviato degli Stati Uniti per la sicurezza energetica, aveva ammonito l’Europa per la sua inattività sui mercati energetici in vista della stagione fredda, tanto da sestuplicare in pochi mesi i prezzi del gas, che nel 2020 scambiava a 15 euro il megawatt/h, provocando una stangata senza precedenti sui conti di imprese e famiglie.
Sicuramente l’Europa sta affrontando un fondamentale progetto di transizione energetica in modo da poter essere neutrale sulle emissioni di anidride carbonica entro il 2050, e con l’obiettivo di non dipendere da qualunque altra importante area economica del mondo. I 27 Paesi dell’Unione nei prossimi anni dovranno chiudere le centrali elettriche a carbone alzando la dipendenza dalle rinnovabili. L’energia eolica e solare sono indubbiamente fonti green, ma sono anche instabili, come si è constatato lo scorso anno con il calo improvviso della potenza generata dalle turbine.
Tuttavia, anche se Bruxelles sta mettendo in atto passo dopo passo il suo progetto futurista, la crisi energetica ha colpito il blocco dei Paese Eu proprio perché nel frattempo la sicurezza dell’approvvigionamento non era sulla lista dei responsabili politici, creando colpevolmente maggiore tensione politica tra i regolatori europei.
Ad aggravare lo scenario ci sono le carenze causate dalla manutenzione ai giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord che alzano la posta in gioco dei russi su Nord Stream 2, il più lungo gasdotto al mondo terminato il 6 settembre 2021, e osteggiato da sempre dagli Stati Uniti, temendo la dipendenza energetica dell’Ue da Mosca. Nelle ultime ore la neo-ministra degli Esteri tedesca Baerbock, in seguito ad un incontro bilaterale con il nostro ministro degli Esteri Di Maio, ha espresso il grande disappunto del governo tedesco per i «ricatti energetici» dei russi minacciando addirittura lo stop alla messa in funzione del gasdotto, che sarebbe sì un danno per l’Europa, ma che porterebbe la Russia a pagare conseguenze oltremodo negative sul lungo periodo.