A più di un mese dall’inizio dell’offensiva russa sul territorio ucraino, la situazione non sembra procedere verso una soluzione pacifica ed equilibrata. Perché? Quali sono le intenzioni di Putin? Soprattutto, come siamo arrivati a tal punto? Cosa è cambiato dal 2014 e qual è stata l’evoluzione della relazione con l’Occidente? Ma soprattutto, cosa può fermare la Russia?
Dopo oltre un mese, le sanzioni internazionali non sono risultate sufficienti a fermare le “operazioni speciali” della Russia, che sta cercando di ritagliarsi un ruolo come potenza globale indipendente, e ci si chiede cosa possa farlo. Se nel 2014, la speranza di Putin era la possibilità di raggiungere un accordo con l’Occidente, oggi, l’Europa rappresenta la più grande delusione per il presidente russo e la visione come parte amichevole dell’Occidente è, ormai, un ricordo.
L’opinione del Cremlino riguardo la Crimea, era ritrovarsi a gestire una situazione simile a quella del 2008 con la Georgia e quindi, dopo un periodo di accresciute tensioni, si sarebbe giunti ad una forma di ripristino delle relazioni russo-occidentali.
Le risposte di Berlino e Parigi e il sostegno dato a Kiev, così come la comune opinione con gli Stati Uniti sulle sanzioni e il blocco dell’autorizzazione del gasdotto sottomarino Nord Stream 2 – il più lungo del mondo (1234 chilometri) – hanno cambiato le idee iniziali.
Pertanto, quello che era iniziato come un tentativo di ristabilire un equilibro geopolitico e strategico tra Russia e Occidente in Europa, si è evoluto in una battaglia in, e per, l’Ucraina.
Le sanzioni occidentali, però, non hanno fermato Putin. Dmitri Trenin, direttore del Moscow Center of the Carnegie Endowment for International Peace, aveva affermato in un’intervista, che le sanzioni non sarebbero state sufficienti e che tutto ciò che la Russia identifica come obiettivo militare, come un’invasione completa fino a Kiev e oltre, è strategicamente e tatticamente possibile. Infatti, sono pochi gli ostacoli militari tra Russia e Ucraina, per il conosciuto vantaggio di forza della prima, e la fuga dal paese della metà dei membri della Rada, il parlamento ucraino, oltre a sottolineare la scarsa lealtà al paese all’interno delle élite, accresce tale potere.
A distanza di più trenta giorni, il desiderio di supremazia non è stato scalfito né dalle morti, dal sangue, dalle lacrime, dal dolore di tanti innocenti, né dalle opere di sensibilizzazione provenienti da ogni parte del mondo. Gli esiti sono incerti e la fine sembra ancora lontana, ma se la storia non finisce mai di insegnare, che il mondo non smetta mai di imparare.