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Le previsioni di crescita del Pil italiano sono davvero le più alte d’Europa?

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L’Unione Europea ha rivisto le previsioni di crescita sull’economia dello scorso inverno, delineando per l’Italia una situazione più florida del previsto nel 2023 con un incremento di 1,2 punti percentuali per quanto riguarda il Pil, tanto che il governo ha parlato di maggiore crescita dei Paesi membri dell’Unione Europea. E’ davvero così?

Le previsioni economiche di primavera dell’Unione Europea sorridono all’Italia e denotano un quadro addirittura più favorevole di quello ipotizzato in inverno, con aspettative che vedono un +1,2% di Pil nel 2023. Si tratta sicuramente di previsioni rosee che fanno ben sperare l’economia dello Stivale, tanto che alcuni membri del governo, in primis la presidente Meloni, hanno commentano entusiasticamente questi dati parlando della più grande crescita tra i paesi UE.

In realtà, per quanto questi numeri siano sicuramente positivi, non si tratta della crescita più repentina in Europa: altri 13 Paesi UE avranno un incremento superiore: Irlanda (+5,5 per cento), Malta (+3,9 per cento), Romania (3,2 per cento), Grecia (+2,4 per cento), Portogallo (+2,4 per cento), Cipro (+2,3 per cento), Spagna (+1,9 per cento), Paesi Bassi (+1,8 per cento), Slovacchia (+1,7 per cento), Lussemburgo (+1,6 per cento), Croazia (+1,6 per cento), Bulgaria (+1,5 per cento) e Lettonia (+1,4 per cento). Al pari dell’Italia, nel 2023 avranno una crescita del Pil dell’+1,2% anche Belgio e Slovenia.

Un altro dato che non è stato ugualmente evidenziato poi, riguarda le stime per il 2024: al momento, secondo le previsioni, la crescita italiana sarà la più lenta dei 27 dell’Unione. L’inflazione infine quest’anno dovrebbe subire un rallentamento e fermarsi al +6,1%, per scendere al +2,9% nel 2024.

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Via libera ai test sui chip di Elon Musk impiantati nel cervello

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Neuralink, start-up fondata dal patron tra le altre cose di Tesla e Space X Elon Musk, ha ricevuto il via libera alle sperimentazioni sugli esseri umani dei chip da impiantare nel cervello, per trattare patologie o condizioni neuronali molto gravi.

L’invenzione che, nelle intenzioni del suo artefice, dovrebbe far tornare a camminare chi è affetto da paralisi, muove i primi passi. Con qualche ritardo sul cronoprogramma previsto, Neuralink, start-up fondata da Elon Musk, ha ottenuto il permesso di cominciare le sperimentazioni sugli esseri umani dei chip impiantati nel cervello dalla Fda, Food and drugs administration, l’Ente statunitense che regola la salute pubblica.

I chip impiantati nel cervello, dovrebbero un giorno fornire un grosso aiuto a chi è affetto da gravi condizioni neuronali. Tra le possibili applicazioni immaginate, quelle di permettere di camminare alle persone paralizzate, di tornare a vedere alle persone ipovedenti, oppure di permettere a persone invalide di comunicare con i dispositivi digitali per mezzo di impulsi digitali inviati tramite Blutooth.

Ovviamente, l’invenzione si trova ancora agli lavori. La fase di test e sperimentazione non è ancora cominciata, ma le prime notizie che hanno cominciato a circolare hanno suscitato attenzione e curiosità.

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Ita Airways passa a Lufthansa con un giallo: trattiva conclusa, ma manca ancora la firma

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Ieri il ministro dell’Economia e delle Finanze e l’ad di Lufthansa hanno chiuso la trattiva per l’acquisizione di Ita Airways. L’accordo ufficiale però, sebbene annunciato non è ancora stato concluso, alimentando qualche dubbio tra gli analisti.

L’accordo ufficiale ancora manca, alimentando qualche interrogativo, ma la fumata bianca è arrivata, sancita da un comunicato stampa: Lufthansa investirà 830 milioni di euro per prendersi Ita Airways. La trattativa prevede un iniziale partecipazione della compagnia tedesca al 41%, con opzione d’acquisto fino al 100% delle quote societarie nel 2027.

Il Mef rimarrà inizialmente azionista di maggioranza con il 59% delle azioni di Ita e dovrà completare il pagamento dell’ultima tranche dell’aumento di capitale da 250 milioni. Eppure il comando della compagnia passerà in mano tedesca: Joerg Eberhart, capo delle Strategie di Lufthansa, sarà il nuovo amministratore delegato a guidare un nuovo Cda. Tale tipo di accordo rappresenta un unicum.

L’affare è fatto dunque, ma non concluso. Ieri è avvenuto un incontro tra il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti e l’ad di Lufthansa Carsten Spohr, sceso a Roma per chiudere la trattiva. Mancano ancora alcuni dettagli e il via libera all’operazione da parte della Corte dei Conti e della Direzione Generale per la Concorrenza nell’Unione Europea.

L’opzione di acquisto del pacchetto completo della compagnia, non sarebbe vincolante: secondo diversi analisti, Lufthansa rileverà tutte le quote solo nel caso in cui Ita andrà in utile. Viceversa, temono alcuni esperti, potrebbero andarsene. Gratis.

Il piano proposto dalla compagnia tedesca prevede di portare l’attuale fatturato da 2,5 miliardi a 4,1 nel 2027 e di aumentare la flotta dagli attuali 71 a 94 apparecchi. Tra gli obiettivi, anche quello di rilanciare il marchio Alitalia, acquistato anch’esso durante la trattiva. Qualora Ita Airways dovesse passare in utile, tornerebbe ad esporre l’antico nome della “compagnia” di bandiera. Come fare? Spohr sembra avere le idde chiare: «Ita Airways è stata completamente ristrutturata e configurata per essere una compagnia aerea competitiva da un punto di vista dei costi e non ha nessuna relazione e problematiche legate alla vecchia Alitalia».

Non tutti sono entusiasti dell’acquisizione di Ita Airways da parte di Lufthansa. C’è infatti chi crede che l’accordo sia stato stretto al ribasso e che la compagnia sia stata svendita, senza oltretutto adeguate tutele per il futuro. Se l’ex presidente Alfredo Altavilla aveva stimato in 1,3 miliardi di euro il valore della compagnia, Lufthansa ha chiuso l’accordo per quasi la metà. L’accordo è strutturato in tre fasi: nella prima, il pagamento di 325 milioni di euro per il 41% delle quote; la seconda prevede un assegno da 325 milioni, nel 2026-2027, per un ulteriore 49%, più un centinaio di milioni di «premio» al raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano; nella terza e ultima tappa tappa, nel 2028, i tedeschi dovranno versare al ministero circa 80 milioni per il restante 10% e acquisire così il completo controllo della compagnia.

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La Commissione Europea sta sviluppando un gemello digitale della Terra

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Destination Earth, il gemello digitale della Terra che la commissione Europea sta sviluppando, quando entrerà in funzione, servirà per monitorare il cambiamento climatico in atto e prevedere gli effetti dell’uomo e delle sue politiche.

Un modello digitale della Terra, con il quale monitorare i fenomeni naturali e realizzre previsioni sui cambiamenti futuri, tramite simulazioni virtuali. Destination Earth è il progetto della Commissione Europea che prevede di realizzare un gemello della Terra digitale, da osservare e da utilizzare per esperimenti e previsioni.

Il progetto europeo si inserisce in un duplice obiettivo inseguito dalla Commissione: la transizione digitale e il green deal. Nella pagina dedicata, viene descritto come un «modello digitale altamente accurato della terra su scala globale» che «monitorerà, simulerà e prevederà l’interazione tra fenomeni naturali e attività umane».

In realtà non si tratta al momento di un solo modello quello in via di sviluppo, ma di diversi. Nei piani c’è quello di arrivare nel 2030 ad una perfetta replica digitale del globo terracqueo. Prima alcune tappe intermedie. Innanzitutto lo sviluppo dei primi due modelli, nel 2024: uno per il monitoraggio degli eventi climatici, ed uno per la fase dei testing, nel quale simulare virtualmente gli effetti delle politiche attive e degli interventi umani.

Nel 2027 dovrebbero essere pronti altri modelli, dedicati ad ecosistemi ed ambienti specifici, a partire da quello rivolto agli oceani. Nel 2030 infine, il gemello digitale della terra che la Commissione Europea sta sviluppando dovrebbe vedere la luce.

Il progetto è sviluppato da Ecmwf, il centro europeo di previsioni meteorologiche nel breve periodo, e da Esa, l’agenzia spaziale europea.

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