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Lo sciopero dei giornalisti statunitensi contro il mega editore galattico

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I giornalisti statunitensi posano le penne per difendere la stampa locale: sciopero in segno di protesta contro il grande editore Gannet, possessore di oltre 200 testate ed accusato di aver ucciso la pluralità d’informazione.

Le località saranno pure diverse, ma se l’editore è sempre lo stesso e svuota le redazioni locali, come si fa a parlare di libertà e pluralità di informazione? E’ questo, riassunto grossolanamente, il ragionamento che ha portato centinaia di giornalisti statunitensi, dalla California al Texas, passando per New York e Florida, allo sciopero contro il grande editore americano Gannett.

Il sindacato NewsGuild-CWA rende noto che gli scioperi dovrebbero durare un paio di giorni, coinvolgendo circa due dozzine di redazioni. Gannett possiede più di 200 quotidiani in tutto il Paese ed è stato acquistato nel novembre 2019 per circa 1,2 miliardi di dollari da New Media Investment Group.

In seguito a questa acquisizione, le redazioni hanno subito profondi tagli all’organico e la copertura mediatica dal punto di vista dell’informazione locale ne è risultata pesantemente indebolita.

Nel mirino delle proteste, in particolare il ceo Mike Reed per la «cattiva gestione» del gruppo editoriale: «ha demoralizzato le redazioni e reso impossibile per i giornalisti avere le risorse per produrre giornalismo di qualità». Chiesto nei suoi confronti un voto di sfiducia agli azionisti.

Intanto, l’0editore ha reso noto: «il nostro obiettivo è preservare il giornalismo e servire le nostre comunità in tutto il Paese, mentre continuiamo a contrattare in buona fede per finalizzare i contratti che forniscono salari equi e benefici per i nostri stimati dipendenti».

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